L’analisi della diffusione alveolo capillare è un test molto efficace nell’evidenziare problemi polmonari in una fase precoce, magari quando non si avvertono ancora dei sintomi ed è dunque ancora possibile prendere dei provvedimenti terapeutici per rallentare o addirittura fermare la patologia sottostante. Una recente ricerca sull’argomento pubblicata nel 2016, ad opera di due fisiologi francesi, suggerisce che con questo esame si possa anche riuscire a calcolare lo spessore della membrana alveolo – capillare, cioè di quel piccolissimo spazio che separa l’aria presente nei polmoni dal sangue dell’apparato circolatorio polmonare. Spessore di tessuto che aumenta in diverse patologie polmonari e che una piccola molecola, come il monossido di carbonio, ci aiuta a capire e svelare. La valutazione della DLCO è uno dei più importanti test diagnostici che fa parte delle Prove di funzionalità respiratoria, cioè l’insieme dei test impiegati in pneumologia per indagare la funzionalità globale del sistema respiratorio. La sigla DLCO è il corrispettivo del termine inglese “Diffusion Lung Carbon Monoxide (CO)”, che in italiano si traduce come “Diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio”. Con questo test si studia in particolare l’efficienza dello scambio di gas a livello polmonare.
Come si svolge il test della DLCO?
Il test si basa sul far respirare al paziente una piccolissima dose di monossido di carbonio, quest’ultimo un gas naturale inodore. Esistono diverse modalità di esecuzione dell’esame, attualmente quella più utilizzata viene chiamata “tecnica del respiro singolo”, in inglese “single – breath”, tecnica che è stata messa a punto nel 1957 da parte di un gruppo di studiosi statunitensi. Per migliorare l’attendibilità dell’esame, se il paziente è fumatore, viene consigliato di astenersi dal fumo di sigaretta il giorno del test o almeno da quattro ore prima della prova. Durante l’esame della DLCO il paziente, collegato all’apparecchiatura attraverso un semplice boccaglio, dovrà compiere in breve successione alcune facili manovre respiratorie.
L’analisi della diffusione passo dopo passo
All’inizio della prova il paziente viene invitato a respirare normalmente, poi l’operatore chiederà di far uscire tutta l’aria presente nei polmoni. Subito dopo si dovrà invece eseguire una inspirazione profonda di una miscela di aria con dentro una piccola frazione di monossido di carbonio (meno dello 0,03%) ed un altro gas inerte come l’elio. Trattenuto così il respiro per circa 10 secondi, infine si dovrà emettere l’aria prima respirata con una manovra espiratoria non brusca ma che dovrebbe concludersi entro 4 secondi. L’aria emessa dal paziente viene così analizzata dall’apparecchiatura ed il risultato valutato dallo specialista.
Valori normali e patologici: l’arte dell’interpretazione
In genere i dati dell’esame vengono interpretati nel contesto degli altri risultati delle Prove di funzionalità respiratoria eseguiti nella stessa seduta, ovvero la spirometria semplice oppure l’esame pletismografico. Il valore di DLCO del paziente viene confrontato con quello “ideale” calcolato mediante delle formule che considerano età ed altezza. In generale la DLCO è normale se almeno maggiore o uguale all’80% del valore “ideale” calcolato per il paziente in esame. Con questo test viene anche calcolato il Volume alveolare, che rappresenta il volume delle vie aeree che partecipa attivamente allo scambio gassoso. Valori di DLCO più alti o più bassi del normale vanno interpretati dallo specialista nel contesto degli altri dati disponibili: in generale si può verificare un aumento della capacità di diffusione in caso di problemi vascolari, emorragie polmonari, asma, esercizio fisico ed obesità. La DLCO può invece risultate ridotta in caso di problemi neurologici che interessino anche la parete toracica, anemia, embolia polmonare, enfisema ed altre malattie ostruttive come la Broncopneumopatia cronico – ostruttiva (in sigla BPCO).
Significato dell’esame e le nuove ricerche
L’analisi della diffusione alveolo capillare è un test molto efficace nell’evidenziare problemi polmonari in una fase precoce, magari quando non si avvertono ancora dei sintomi ed è dunque ancora possibile prendere dei provvedimenti terapeutici per rallentare o addirittura fermare la patologia sottostante. Una recente ricerca sull’argomento pubblicata nel 2016, ad opera di due fisiologi francesi, suggerisce che con questo esame si possa anche riuscire a calcolare lo spessore della membrana alveolo – capillare, cioè di quel piccolissimo spazio che separa l’aria presente nei polmoni dal sangue dell’apparato circolatorio polmonare. Spessore di tessuto che aumenta in diverse patologie polmonari e che una piccola molecola, come il monossido di carbonio, ci aiuta a capire e svelare.