Fra giubbotti antiproiettile e deportazioni: i medici eroi in Ucraina

Chi l’avrebbe mai pensato ad una guerra, una guerra vera, non di quelle che guardiamo in televisione e magari ci annoia, una guerra in Europa che sta travolgendo tutto l’occidente. E’ bastato per questo solo un nome, quello del presidente della Russia, che ha ordinato l’attacco alll’Ucraina dal 24 febbraio scorso. Molte cose indignano, meravigliano, sono per noi inconcepibili, ci travolgono come le indicibili sofferenze subite dai civili.

Intanto è molto importante la denunzia del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), Tedros Adhanom Ghebreyesus, che conferma l’attacco a ben 147 strutture sanitarie dall’inizio dell’invasione, 73 decessi e 53 feriti tra il personale sanitario, oltre ai deportati insultati dai militari russi. “Non avrei mai immaginato – dichiara Ghebretyesus – di dover fornire ai nostri medici i giubbotti antiproiettili”, mentre il ministro della salute ucraino, Viktor Liashko, ha commentato come “i soldati russi colpiscono le nostre ambulanze, camici bianchi che lavorano nelle zone dei combattimenti e salvano vite”.

Anche il capo della chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, ha rivolto una speciale preghiera per “medici, infermieri, paramedici, tutti coloro che per primi entrano in contatto con l’indicibile dolore umano, coloro che di fatto sono i principali obiettivi degli attacchi nemici contro i civili”, per quanti “assistono le donne durante il parto negli ospedali freddi e senza luce a Chernihiv, Mariupol, Kharkiv e nelle altre città assediate dell’Ucraina”. I medici, però, non vengono solamente feriti o uccisi: assieme a tanti civili subiscono la deportazione come dichiarato dal sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, lasciando i cittadini nell’impossibilità di avere cure mediche.

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Autore dell'articolo: Nunziata Fiorito

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