Inchiesta in Sicilia: presunti falsi per evitare la zona rossa

La Procura della Repubblica della città di Trapani, a seguito di una inchiesta partita lo scorso mese di novembre e riguardante un laboratorio di analisi di Alcamo ed affidata al N.A.S. dei Carabinieri, ha presentato apposita denuncia al giudice per le indagini preliminari, dottoressa Caterina Brignone, la quale, con apposita ordinanza, ha disposto misure cautelari con arresti domiciliari nei confronti di alcuni dirigenti regionali del Dipartimento delle Attività sanitarie e dell’Osservatorio epidemiologico dell’Assessorato regionale della salute.

Alcuni dettagli dell’inchiesta in Sicilia

Sarebbero stati accertati circa 40 casi di falso, l’ultimo il 19 marzo scorso, sui tamponi positivi ma riportati negativi, come anche dati alterati sui decessi avvenuti nell’isola e sui tamponi, al fine di non fare scattare la “zona rossa” per tutta la Regione Sicilia.L’accusa è di “falso materiale ed ideologico”. Anche l’assessore Ruggero Razza risulterebbe tra gli indagati ed ha presentato le proprie dimissioni dalla carica: le dimissioni sono state accolte dal presidente Nello Musumeci che ha assunto la carica ad interim. Intanto lo stesso presidente ha firmato altre ordinanze dichiarando “zone rossa” altri due comuni: Ventimiglia di Sicilia in provincia di Palermo e Porto Empedocle in provincia di Agrigento.

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Autore dell'articolo: Mimmo Pirracchio

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