Viggiù: vita, problemi e speranze oltre il confine della zona rossa

La vita scandita solo dal necessario, e le difficoltà di dover tenere i bambini a casa con la didattica a distanza. Ecco la vita di un piccolo paese, avvolto dal verde delle Prealpi, dove fa da contrasto l’acceso colore della zona rossa.

Il paese di Viggiù. Foto di Silvia Soverna.

Fra i boschi dai colori ancora invernali ed il cielo azzurro, ci sono anche le Alpi svizzere a fare da cornice ad un piccolo paese con poco più di cinquemila abitanti. Siamo nel Nord della Lombardia, fra le Prealpi della provincia di Varese, e qui la mappa segna come zona rossa il piccolo comune di Viggiù. Il coronavirus è arrivato anche qui, come anche tre delle sue varianti, e dal 18 febbraio il comune è stato dichiarato zona ad alto rischio. La popolazione è stata subito coinvolta in uno screening di massa, e da poco a tutti i residenti è stata proposta la vaccinazione. Raggiungiamo al telefono la signora Silvia Soverna, casalinga e madre di tre figli, per conoscere cosa avviene al di là del confine del suo piccolo comune, dove al momento nessuno può entrare. Se è pur vero che ormai in tutta Italia siamo abituati alle restrizioni per limitare la diffusione del coronavirus, l’istituzione di una nuova zona rossa stravolge la vita quotidiana con un vissuto tutto da raccontare.

La signora Silvia Soverna subito ci spiega come molti hanno appreso la notizia dell’istituzione della zona rossa a Viggiù dai social network e precisa come “Senza questi in tanti non l’avrebbero neanche saputo. Già prima avevano chiuso le scuole, e poi dopo la scoperta della variante scozzese tutti immaginavano che sarebbe successo qualcosa. Ma la chiusura totale del paese non ce l’aspettavamo”. E così ci racconta come sono andati i primi giorni: “La prima settimana l’abbiamo ben tollerata, anche perché è stato fatto lo screening di massa. Poi attendevamo gli esiti dei tamponi, e con questi risultati ci aspettavamo che venisse sciolta la zona rossa. Ed invece fra poco ci troviamo in zona arancione rafforzato. E tutto è stato appreso dai social”. Infatti è così che si diffondono le informazioni in una piccola realtà che si trova in zona rossa: “Le troviamo sui social o dal sito internet del comune. Abbiamo un tabellone luminoso per le informazioni, ma si trova in una frazione del paese”.

La signora Silvia Soverna sottolinea come si tratta di una zona rossa diversa dal lockdown dell’anno scorso, e c’è “La contraddizione che chi lavora può uscire dal paese, mentre ad esempio casalinghe, disoccupati e pensionati sono chiusi in casa. Tuttavia la popolazione ha rispettato le restrizioni, anche perché se vai fuori casa trovi polizia e vigili ovunque per i controlli”. Le chiedo dunque come sono state viste dalla popolazione di Viggiù le iniziative dello screening e della vaccinazione di massa: “Sono state delle buone iniziative, con buona risposta da parte della popolazione. Solo che dopo i risultati dello screening, tutti sono rimasti delusi perché non è stata sciolta la zona rossa. Non sono neanche state allentate le restrizioni, e adesso che saremo tutti vaccinati ci troveremo comunque in zona arancione rafforzato”. Come riportato da diversi media è molto attuale il tema dell’intolleranza verso gli operatori sanitari, e dunque secondo lei quale è il sentimento nei confronti di medici ed infermieri?Nei confronti dei sanitari siamo tutti contenti, ad esempio il personale che ha eseguito le vaccinazioni sono stati attenti e bravi. Non possiamo lamentarci dei sanitari, che ormai siamo abituati a vedere così bardati e coperti dai dispositivi di protezione che quasi non ci facciamo più caso”.

Quando chiedo a Silvia Soverna come si vede il mondo di fuori emergono tutte le contraddizioni della zona rossa di Viggiù. “Il mondo esterno è visto con molta invidia, anche perché Viggiù è vicino agli altri paesi di Clivio e Saltrio. Infatti ci sono alcune strade dove un lato è zona gialla, mentre l’altro lato è zona rossa perché all’interno del comune di Viggiù. Conosco storie di bambini che abitano nella stessa strada, uno di fronte all’altro; e c’è chi vede i propri compagni di classe che non possono andare scuola perché si trovano in zona rossa, ma semplicemente sono dall’altra parte della strada”.

Proprio adesso il tema della scuola è molto sentito a Viggiù, e così ci spiega Silvia Soverna: “Il problema nasce dal fatto che i bambini residenti a Viggiù anche se hanno il tampone negativo non sono accettati a scuola per ragioni sanitarie, per tutelare la salute degli altri bambini. Non riusciamo a comprendere come un bambino di Viggiù con tampone negativo non può andare a scuola, mentre un insegnante può andare a lavoro. Ci sembra un controsenso; anche perché gli altri paesi di Clivio e Saltrio sono talmente vicini che alla fine possiamo considerarci come un macropaese diviso in tre, infatti i ragazzini normalmente giocano tutti insieme”. Dalle parole di Silvia avvertiamo come ad emergenza finita il difficile lavoro delle istituzioni, scuola inclusa, sarà quello di dover ricostruire il tessuto sociale fra le tre comunità, reintegrare grandi e piccoli nella vita quotidiana perché come ci spiega “I tre comuni vivono degli stessi eventi”.

Cosa è cambiato nel quotidiano Silvia lo avverte anche solo guardando fuori dalla sua finestra: “Non si vedono più i ragazzi andare a scuola. Ogni tanto passano i carabinieri, mentre la gente che andava a lavorare continua a farlo ancora oggi”. Ci racconta come il suo più grande desiderio, ad emergenza finita, è poter tornare a correre e fare sport all’aperto senza il timore di essere fermata dalla polizia. Mentre il nostro augurio per tutti è di tornare a respirare senza più il timore del Covid-19.

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Autore dell'articolo: Fabio Pirracchio