Virus dalla Cina: uno studio spiega contagio, sintomi e diagnosi

Uno studio appena pubblicato sulla rivista medica Lancet da un gruppo di studiosi cinesi dell’Università di Hong Kong mette in luce tanti aspetti della nuova infezione da coronavirus 2019-nCoV. La ricerca è stata condotta su una famiglia di sei persone che aveva visitato la città di Wuhan all’inizio di gennaio. I sintomi dell’infezione si sono manifestati con tempi diversi nei vari membri della famiglia, compreso un bambino di 10 anni. Dallo studio emerge che nessuno di loro aveva visitato il mercato del pesce di Wuhan o avuto contatto con animali potenzialmente infetti.

Un grande magazzino della città cinese di Hong Kong.
Un grande magazzino della città di Hong Kong. Foto Henry Betge.

I sintomi

Ad eccezione del bambino, la malattia si è manifestata con febbre. Altro sintomo cardine è stata la tosse, più frequentemente secca. Due pazienti hanno presentato malessere generale mentre altri due diarrea. Altri sintomi segnalati nello studio sono quelli compatibili con la comune influenza, come raffreddore e congestione nasale. Dunque non sembrano esserci dei sintomi peculiari o specifici della malattia.

La diagnosi

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad indagini specifiche per la ricerca dei più comuni patogeni, sia virali che batterici. La scoperta dell’infezione da coronavirus 2019-nCoV si è avuta grazie ad un particolare test di laboratorio, che prevede l’analisi del DNA, chiamato RT-PCR. Interessante l’aspetto clinico che il virus risulta più presente a livello delle secrezioni provenienti dalla basse vie aeree dei pazienti, e questo può spiegare lo sviluppo della polmonite. Gli altri esami di laboratorio hanno rilevato un aumento degli indici di infiammazione in tre dei sei pazienti studiati; segnalata anche in due pazienti una diminuzione dei globuli bianchi e delle piastrine. Dal punto di vista radiologico sono state riscontrate, a livello dei polmoni, alcune alterazioni tipiche delle infezioni virali.

Il rischio di contagio

Secondo i ricercatori cinesi la contagiosità è piuttosto alta e risulta all’incirca dell’80%. Lo studio di questa famiglia è servito per capire che la malattia può decorrere anche in modo asintomatico, come appunto è accaduto al bambino di 10 anni. Aspetto importante è che uno dei membri della famiglia, poi risultato infetto, non si era mai recato nella città di Wuhan e questo conferma la temuta possibilità di contagio da persona a persona. Fra i vari dettagli scientifici sorge una speranza: un’altro membro della famiglia, un bambino di 7 anni, che aveva seguito strettamente le indicazioni della madre di mantenere indossata la mascherina durante la visita a Wuhan è risultato indenne dall’infezione. Importante dunque seguire le raccomandazioni emanate in questi giorni dalle autorità sanitarie per ridurre il rischio di contagio.

Autore dell'articolo: Fabio Pirracchio